| 
 |  | 
  
  
    
      
  
       | 
        | 
        | 
     
    
       
        
          
            
                | 
              
                 Terminata
                la visita al Casino Nobile ci spostiamo verso la Casina delle
                Civette, non senza avere prima fatto una tappa al classico
                nasone, le fontanelle pubbliche di cui è disseminata Roma, che
                garantiscono acqua gratuita ai Romani fin dai tempi dell'Impero,
                perché a Roma l'acqua è sempre stata considerata un diritto
                inalienabile e chi come noi ha viaggiato sa quanto sia preziosa
                la possibilità di attingere liberamente acqua potabile,
                oltrepassiamo anche le finte rovine Romane, che all'epoca andava
                molto di moda costruire nei parchi privati, come si può vedere
                anche allo Schönbrunn
                di Vienna.  | 
             
            
              | 
                 Il Museo della Casina delle Civette è una ex residenza della famiglia Torlonia trasformata in museo.
                Si trova all'interno del parco di Villa Torlonia a Roma. Il nome deriva dal tema ricorrente delle civette all'interno e all'esterno della casina. Nell'Ottocento era conosciuta come Capanna Svizzera per l'aspetto rustico simile a quello di un rifugio alpino o di uno chalet svizzero.
                L'edificio è stato ideato nel 1840 da Giuseppe Jappelli su incarico di Alessandro Torlonia. Si presentava come una costruzione rustica con un rivestimento esterno bugnato in tufo e con l'interno dipinto a tempera ad imitazione di rocce e tavolati di
                legno. 
               | 
                | 
             
            
                | 
              
                 Nel 1908, fino ad allora chiamata Capanna Svizzera, fu trasformata in "Villaggio medievale" su commissione di Giovanni Torlonia Junior, nipote di Alessandro, che affidò i lavori a Enrico
                Gennari.[1] 
                In questo periodo vennero aggiunti finestre, loggette, porticati, torrette con decorazioni a maioliche e vetrate
                colorate. La prima citazione come "Casina delle Civette" risale al 1916 per via dell'inserimento di 2 vetrate con raffigurazioni di civette stilizzate inserite disegni di edera realizzate da Duilio Cambellotti e, poi, nell'inserimento ossessivo di decorazioni a forma di civetta qua e là nella
                casina.  | 
             
            
              | 
                 Del 1917 sono gli inserimenti, tra cui le tegole in cotto smaltato dei tetti, nella zona meridionale della casina ad opera di Vincenzo Fasolo in stile
                liberty. Giuseppe Torlonia Junior vi abito fino al 1938, anno in cui avvenne la sua
                morte. Durante la seconda guerra mondiale fu occupata dalle truppe anglo-americane, con la parziale distruzione avvenne l'inizio di un lungo un periodo buio per la casina fino a tempo dopo dall'acquisto di Villa Torlonia da parte del comune di Roma avvenuto nel 1978, difatti nel 1991 la casina fu interessata da un disastroso incendio acuito da furti e susseguenti
                vandalismi. Dal 1992 al 1997 la casina fu interessata dal restauro che l'ha portata all'aspetto
                attuale. 
               | 
                | 
             
            
                | 
              
                 Nel triennio 1915-17 il Fasolo utilizzò l'eternit per realizzare i tetti, materiale sostituito dall'ardesia dopo l'incendio del
                1991. Le tegole sono realizzate in cotto smaltato dai vivaci colori alternati da coppi di giunzione a foglie di
                acanto. 
                Le vetrate sono realizzate da: 
                 
    Duilio Cambellotti,    Umberto Bottazzi,    Paolo Paschetto    e Vittorio
                Grassi. 
                 
                Tra le vetrate d'interesse vi sono: 
                 
                Civette;    I migratori;    La fata; Cigni;    I pavoni;    Rose, nastri e
                farfalle;    Ali e fiamme; L'idolo. 
               | 
             
            
              | 
                 L'illuminazione era garantita da lampade poste sia all'interno che
                all'esterno. Erano decorate con le iniziali di Giovanni Torlonia GT, mentre nelle stanze avevano dei lampadari con decorazioni zoomorfe e
                vegetali. Tra i lampadari che sono giunti fino a noi vi sono quelli posti    nella
                Hall;    nella scala della dipendenza    e nel parafuoco della stanza dei
                trifogli. Tra le maioliche della Casina vi sono maioliche fornite da:    Richard
                Ginori, Cantagalli,    Villeroy & Bosch. Pregevoli sono le maioliche che ricoprono i tetti del bow-windows e delle loggette, la pavimentazione della hall, il pavimento con il nido di civette sopra
                l'ingresso. Molte ceramiche sono andate perdute. 
               | 
              
                 
               | 
             
            
                | 
              
                  
                Anticamente 3 stanze erano abbellite da boiseries:  
    la sala da pranzo;    il fumoir    e la stanza delle civette,  
                mentre attualmente, dopo il recente restauro, sono visibili solo nella camera da
                pranzo. I pannelli in legno sono alti circa un metro e sono disposti su tutte e quattro le pareti ed abbellite da decorazione a foglie e bacche di lauro, intarsi in ottone, disegni geometrici o spighe di grano e inserti in legno a forma di nastro e
                tralci. 
                Tra le decorazioni a stucco di rilievo nella Casina delle Civette vi
                sono  nella Stanza delle rondini in cui, negli angoli in alto delle pareti vi sono dei nidi di rondine con le varie fasi della vita delle
                rondini:        il corteggiamento e l'innamoramento;        la cova e la
                nascita:        e il nutrimento;    nel salottino dei satiri        tralci d'edera sulle
                pareti;        delle lumache sulle cornici;        otto satiretti nell'occhialone della
                lanterna;    nella sala del chiodo:        dei grappoli d'uva e tralci e pampini
                d'uva. 
                 
                <------Torna
                alla Settima Parte Vai
                alla Nona Parte ------>
                | 
             
            
                | 
              
                 
               | 
             
            
                | 
              
                 
               | 
             
            
                | 
              
                 
               | 
             
            
                | 
              
                 
               | 
             
            
                | 
              
                 
               | 
             
            
                | 
              
                 
               | 
             
            
                | 
              
                  
              
  | 
             
            
                | 
              
                  
              
  | 
             
           
         
        
      Marcello
      Salvi 
       
      
  | 
     
   
  
 
. |