L'ingresso al Museo immette nell'ala novecentesca della Casina, aggiunta per volere di Giovanni Torlonia nel 1909 quando volle trasformare la Capanna Svizzera in abitazione, data riportata in alcune maioliche con la firma del principe. La parte originaria della Capanna Svizzera è il muro con bugnato rustico finto che si vede entrando dal portico d'ingresso. Questa nuova ala consta di decorazioni vegetali, perlopiù foglie, fiori e festoni di frutta quasi a voler introdurre verso l'interno, queste decorazioni sono realizzate da Giuseppe Capranesi. Una scala lignea conduce al piano superiore. Una colonna laterale è in marmo. Il soffitto è ugualmente ligneo con travi decorate. 

In questa sala vi sono due progetti di Vincenzo Fasolo per l'ampliamento della Casina, mentre sulla parete, ove vi era un arazzo raffigurante una scena di caccia, ora vi è un grande cartone di Duilio Cambellotti realizzato per realizzare la vetrata "I guerrieri" detta anche "Visione eroica" ora posta alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna. Il pavimento è interamente in maiolica della Richard Ginori del 1909, mentre le porte sono con intagliature di vetri opalescenti. Realizzato su di una carta fotografica questo cartone è in una cornice ogivale. 

Vi sono raffigurati dei guerrieri armati, mentre al centro un bambino nudo posto alle braccia di un guerriero, di questo bambino non è stata ancora individuata l'identità di cui il dipinto rimanda a simbologie leggendarie medievali e saghe del nord Europa tra cui il mito nibelungico che il Cambellotti conosceva tramite reminiscenze wagneriane. Nella lunetta si possono ammirare delle foglie che cadono. Dal principe Torlonia questa stanza era usata come studio. La vetrata, cui pare dare il nome alla stanza è a forma di chiodo. Tale vetrata è realizzata tramite un disegno di Duilio Cambellotti tra il 1914 ed il 1915. 

Dei piccoli quadri della stanza paiono formare dei disegni di pampini, tralci e grappoli d'uva realizzati con dei vetri colorati e dei ritocchi col pennello. Nella medesima stanza vi è un bozzetto preparatorio di due diverse idee per la decorazione una con l'edera e l'altra con l'uva di cui quest'ultima ipotesi si vede la realizzazione effettiva. Un cartone, posto a fianco mostra la realizzazione complessa della vetrata. Completano la sala altri cartoni acquerellati di Duilio Cambellotti, tra cui uno per il Ministero dell'Agricoltura. Alcuni bozzetti sono andati smarriti tra cui la serie "L'alba, il giorno e la notte" e la vetrta "Ciliegie". Tra le vetrate esposte vi è la vetrata "gazze". 

Il nome della vetrata prende dalla forma della vetrata stessa suddivisa in 120 riquadri. Dei colori sono stati ritoccati a fuoco. La vetrata venne creata nel 1915 da Mastro Picchio, come risulta dall'archivio Picchiarini ove viene citata come Vetratone dai grappili (d'uva), su disegno di Duilio Cambellotti. Il disegno è diviso in due parti mediante un pilastro. Chiodo con esedra ed uva. Il cartone risale al 1914 ed è realizzato da Duilio Cambellotti con matite, tempere, acquerello ed china. Il disegno è il progetto per la parte destra della vetrata su citata. Nella medesima sala vi è il bozzetto con due progetti, con tralci d'uva, l'idea utilizzata per la realizzazione della medesima opera ed una con tralci di edera. 

La disposizione del cartone, del bozzetto e della vetrata vuole far seguire le varie fasi di realizzazione delle opere nel Museo. I tralci di uva, insieme alle civette, sono uno dei temi ricorrenti come decorazione delle varie sale del Museo stesso, difatti si trova negli stucchi del rosone sul soffitto, sull'imposta della sala e sulla stoffa sulle pareti. L'alba, il giorno e la notte. Il cartone è stato dipinto tra il 1915 ed il 1916 da Duilio Cambellotti con la tecnica della tempera. Questi bozzetti erano la fase preparatoria per il ciclo di tre vetrate con lo stesso tema, ora andate irrimediabilmente perse, da realizzarsi per la parte centrale della Casina delle Civette. 

Gli uccelli, di svariati tipi, sono rappresentati in volo raffiguranti simbolicamente l'andamento della giornata dall'alba, al tramonto, al sopraggiungere della notte. Il passaggio dalla luce al buio è rappresentato dalle diverse colorazioni degli uccelli: l'alba (bianco per le colombe su uno sfondo chiaro e trasparente), il giorno (un falco), il crepuscolo (dei rapaci notturni). Stanza delle Civette. La vetrata a tre ante posta all'interno fu costruita da Cesare Picchiarini nel 1918 su disegno di Duilio Cambellotti. I due pannelli laterali ospitano delle riproduzioni di civette entro dei motivi vegetali, la vetrata centrale consta solo di motivi vegetali unico elemento originale rimasto integro. 

Le civette, in parte, sono realizzate con pitture realizzate a fuoco per ricreare l'effetto del piumaggio. Anticamente, la stanza era ricoperta da boiseries in stile impero. Dal soffitto pendevano dei tendaggi provato da brandelli tuttora esistenti. Nella medesima sala sono lo schizzo per "Le lucciole" e il cartone "L'albero", vetrate che non risultano mai realizzate. 

Civette. Le vetrate sono in vetri e gemme vari, con graffitura a fuoco, uniti da piombo non stagnato realizzate da Duilio Cambellotti nel 1914. Lucciole.
Trattasi di un bozzetto in matita e china su carta realizzato nel 1920 circa da Duilio Cambellotti per la realizzazione dell'omonima vetrata presentata alla Seconda Mostra della Vetrata organizzata da Cesare Picchiarini nel 1921 a Roma. Le lucciole sono rappresentate in forma umana vaganti come luminosi fantasmi georgici che animano il paesaggio con i loro movimenti.

Sala da pranzo. Le boiseries di questa sala sono stare recentemente restaurate, di cui sono andati perduti i piatti in ceramica testimoniati da alcune foto d'epoca. Le boiseries presentano intagli a foglie e bacche di alloro di cui i disegni dei legni chiari formano un disegno nastrifome delimitato da quadri in ottone. 

Dei gruppi di tre spighe separano i vari pannelli. I piatti sono stati sostituiti da pannelli lignei. Delle finestre e delle vetrate sono del Laboratorio Picchiarini. Le finestre constano di motivi vegetali diversi da quelli delle altre vetrate della casina disegnate dal Cambellotti. I bozzetti delle pareti sono di Umberto Bottazzi.

Ingresso. Trattasi di ingresso dal retro. È un piccolo vano con il pavimento in graniglia e il soffitto in stucco a motivi vegetali. Sulle pareti vi sono dei bozzetti per la realizzazione delle vetrate della chiesa valdese di piazza Cavour a Roma realizzati da Paolo Paschetto esposti in comodato d'uso.

Stanza dei Trifogli. La stanza prende il nome dai motivi decorativi predominanti della sala. Dei disegni di trifogli sono creati con lo stucco sul soffitto e nel luogo ove era un divano che alcune fonti citano che fosse foderato di velluto viola. Il pavimento ripercorre lo stesso soggetto con delle mattonelle in graniglia verde-azzurro e giallo-ocra. Alle finestre vi è il tema ricorrente dello stemma dei Torlonia in stile medievale. 

Qui, in questa sala, sono esposti altri bozzetti per le vetrate della chiesa valdese di piazza Cavour di Roma realizzati da Paolo Paschetto. Le vetrate sono in stile medievale realizzate con fondi di bottiglia. Il camino, in marmo, è in sile neo-rinascimentale. Il camino è una copia ottocentesca di un camino in stile rinascimentale con degli abbellimenti in stile grottesco verosimilmente proviene da un altro palazzo ed in seguito posto nella sua sede attuale.

Ali e fiamme. La vetrata è stata realizzata nel 1927 circa realizzata con dei vetri opalescenti uniti a piombo e ferro. La vetrata era sita in un vano scala. Tre ali sono disegnate l'una sopra all'altra alternate a delle fiammelle rossastre ed a piume grigie ed azzurre.

Salottino delle ventiquattro ore. È realizzato nel corpo ottagonale di costruzione di Giuseppe Jappelli. La volta a padiglione fu dipinta da Giovanni Capranesi con il dipinto rappresentante "Il volo delle ventiquattro ore" indicante lo scorrere del tempo. In esso sono raffigurate delle ragazze, in gruppi di tre poste in otto riquadri delimitati da tralci di rose. Questo voleva simboleggiare l'eternità del nome dei Torlonia nonostante lo scorrere del tempo. 

Le finestre sono caratterizzate da semplici vetri, mentre nel pavimento vi è il mosaico rappresentante Marte e Venere sito originariamente nel Casino dei Principi fatte trasportare in loco nel 1910 da Giovanni Torlonia poiché il Casino dei Principi era diventato la sede dell'amministrazione. Il rosone centrale del soffitto è in stucco con delle decorazioni sempre in stucco che richiamano la Fenice, simbolo della resurrezione. Sulle pareti, in origine vi era la carta da parati. Originariamente la sala era stata progettata come cucina rustica, in seguito, a delle trasformazioni volute dal Principe, fu trasformato a salottino. La stanza è aperta sul parco attraverso un bow window ed anticamente era arredata da mobili in vimini e da boiseries delle quali ne restano pochi pezzi. Le boiseries erano ad intaglio con decorazioni in rose e ghirlande simili alle decorazioni in stucco della stessa sala. Il bow-window è un'aggiunta del 1910, consta di una vetrata con disegni rappresentanti ghirlande floreali e nastriformi di Cesare Picchiarini, la cui tecnica di realizzazione è dubbia. 

Le vetrate sono in vetri policromi. Vi sono esposte delle vetrate a tema biblico ideate da Paolo Paschetto nel 1927 e realizzate da Cesare Picchiarini per la sua abitazione in via Pimentel dove sono rimaste fino a qualche tempo fa. Altri bozzetti nella stanza sono di Paolo Paschetto rappresentanti dei progetti per delle vetrate di chiese metodiste e valdesi di Roma, poco resta dell'arredamento originario ma dalle descrizioni si può immaginare ossessivamente pieno di mobili. La carta da parati era a decorazioni con civette ed i pomelli del letto erano a civette intarsiate, altre decorazioni a civetta erano nei lampadari, nella brocca e nella vetrata "Civette nella notte" di Duilio Cambellotti. Sul soffitto vi sono delle decorazioni raffigurante il volo dei pipistrelli. Lungo il bow-window vi erano delle cassettiere lignee con una scrivania centrale a formare uno studiolo. Nella zona centrale della stanza vi è un pannello con delle raffigurazioni di frutti realizzato su progetto di Umberto Bottazzi. Inoltre vi sono quattro cartoni sempre del suddetto artista raffiguranti "I migratori", due vetrate ad anta realizzate da Giuseppe Bottazzi per Casa Zingone nel 1914, la vetrata "L'idolo" di Vittorio Grassi, ed "I cigni" vetrata dai colori blu, viola e rosso.

La Scala riporta al pian terreno all'esterno. Delle vetrate ripropongono le stagioni di cui solamente l'"Autunno" e l'"Estate" sono originali, la "Primavera" è sata realizzata dalla Vetrate d'Arte Giuliani nel 1997 e l'"Inverno" è andata irrimendiabilmente persa per via della mancanza di bozzetti per ricostruirla. Sopra le porte vi sono delle vetrate rappresentanti "I migratori" di Duilio Cambellotti, di cui una sola è originale, le altre tre sono state ricreate sulla base di bozzetti del medesimo artista. La vetrata raffigurante l'"Estate" riproduce delle spighe di grano, mentre la vetrata dell'"Autunno" raggigura tralci d'uva e quella della "Primavera" delle rose tra un cartiglio, arco e freccia. I sopraluce dal titolo i migratori rappresentano: "Le rondini", "Le allodole", "I tordi" ed "I migratori" (quest'ultima è l'unica vetrata originale).

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