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                 Alcuni
                anni fa un detrattore, su un forum italiano di terziaria
                importanza ebbe la stoltezza di dire che "questi
                Legionari basta che fanno una cosa due volte la chiamano
                tradizione", ebbene esso aveva ragione, ma era dimentico
                del fatto che noi siamo Romani e che dunque ciò che facciamo
                noi ha molto più valore di quel che fanno altri, abbiamo la
                protervia e l'arroganza di stabilire che due volte è tradizione
                e dunque possiamo dire che al tradizionale Torneo di Natale di
                fine anno ormai anche l'Agosto Legionario è tradizione, con
                buona pace di chi non è Romano e dovrà accettare il fatto
                che, come dice l'intestazione: l'Aquila non perde tempo a
                cacciar le mosche !  | 
             
            
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                 Dunque
                il Sabato comincia con il trasferimento verso i confini Nord con
                la Clio, ormai avviata ad assumere il definitivo ruolo di
                Ammiraglia, in sostituzione della 205 che il prossimo Febbraio,
                al compimento dei 25 anni non sarà più usata attivamente, la
                tratta è breve e sgombra e dopo una colazione volante arrivo
                anche in anticipo, parcheggio sotto la palma ed aspetto che
                arrivino tutti gli altri così che si possa dare avvio all'orgia
                gastronomica fatta di antipasti freddi, pasta fredda, salsicce
                arrostite al momento, porchetta, bistecchina, alcolici assortiti
                tra birra, vino bianco, super alcolici.  | 
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                 La
                mattinata scorre piacevolmente tra tavolate, tavolini ombrosi,
                piatti e bicchieri, chiacchiere e maldicenze, come vuole la sana
                tradizione popolare, della quale il popolino Romano, dai tempi
                del Belli, è inventore e depositario assoluto, perché come
                egli scrisse: "« Io ho deliberato di lasciare un monumento alla plebe di Roma...»,
                che già ci narrava Menemio Agrippa, è la vera forza dell'Impero. 
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      Marcello
      Salvi 
       
      
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