Credo di essere stato uno dei pochi che alle Scuole Medie leggeva con interesse i Libri di Antologia, quei grossi tomi che generalmente rimanevano a prendere polvere sulla scrivania, snobbati anche dagli stessi insegnanti che li avevano messi nella lista dei libri per obblighi di Ministero, i libri di Antologia sono invece fondamentali poiché racchiudono stralci di grandi opere, passaggi significativi, racconti di decine e decine di autori oltre ad articoli tratti da giornali e saggi, è grazie a libri come questi che sono venuto a conoscenza di particolari della storia mai trattati scolasticamente, perché troppo vicini ai nostri tempi, come ad esempio le separazioni razziali negli Stati Uniti degli anni ’50 e 60 o della Storia Italiana come la Ritirata di Russia.  

I miei libri di Antologia alla Scuole Medie erano Insieme ’80, dell’Istituto Geografico De Agostani di Novara e fu nel Terzo Libro, quello appunto della Terza Media, che lessi quattro pagine del Diario di Anna Frank, incuriosito e visto che da quelle sole quattro pagine e dalla scarna spiegazione del libro, che sicuramente si aspettava un approfondimento dell’insegnante, chiesi alla Suora che era la mia maestra elementare notizie e la bergamasca poco incline al sorriso e molto all’accidia mi liquidò rapidamente dicendomi che non avevamo tempo di parlare di una cosa del genere, che il programma era lungo ed il tempo poco e che comunque era cosa poco interessante.  

Scontento della risposta cercai in casa su una vecchia Enciclopedia degli Anni ’50 e trovai la storia di Anna Frank, rimasi molto colpito e non capii minimamente perché la Suora ritenesse poco interessante una cosa del genere, all’epoca non realizzai che parlare delle sofferenze di una famiglia ebrea in una scuola cattolica rappresentava un conflitto di interessi fin troppo stridente. Negli anni a seguire più volte mi rivennero sotto mano quei libri di antologia, che come tutti i miei libri si scuola sono finiti nella mia libreria e non sui mercatini dell’usato o peggio nella spazzatura e così non mi è stato difficile recuperare quel mattone prima di partire per Amsterdam per un veloce ripasso. 

Sapendo che finalmente avevo a disposizione la possibilità di vedere con i miei occhi un luogo che fin dall’età di 13 anni ritenevo mitico, dove mitico sta per legato alla possibilità che non esista, che sia solamente, per l’appunto, un mito, una bolla di fantasia tramandata senza una fisicità di sostegno, come il Mito di Er di Platoniana Memoria. Dunque al risveglio mi predispongo con una bella colazione al solito locale (ma come detto di queste cose parlerò in articoli separati) e visto che la giornata è decisamente solare e che la Casa di Anna Frank è proprio sul Prinsengracht che ormai conosco discretamente mi avvio attraverso la Rembrandtplein prima ed il Reguliersgracht poi.

Quando incrocio il Prinsengracht so che non dovrò fare altro che seguirne la sponda Nordper circa 3 chilometri, anche se allungo un po’ mi piace così, mi fermo spesso a fotografare qualcosa ed arrivato sotto il Campanile della Westkerk intravedo la fila che spunta da la Chiesa, la risalgo e mi dispongo in fondo con calma, dopo circa mezzora un addetto della Casa Museo risale la fila chiedendo a tutti quale sia la loro lingua e ad ognuno consegna un opuscolo con tutta la storia e le informazioni necessarie (lo trovate nel prossimo articolo sia in immagini che PDF), lo leggo nella mezzora successiva di fila e finalmente mi trovo davanti una trave in acciaio con scritto a chiare lettere ANNE FRANK HUIS, subito l’ingresso.

Il primo impatto è singolare, difatti l’edificio sul fronte strada è modernissimo e l’ingresso ugualmente ma la casa di Anna Frank era denominata “l’annesso”, si trattava difatti di una casa sul retro non visibile dal Canale da cui era coperta da un altro edificio al quale era addossata, inoltrandosi l’atmosfera cambia, i pavimenti si fanno in legno e cominciamo ad apparire della stanze dove ad anello vengono mandati dei filmati di pochi minuti in inglese con nella parte destra dello schermo la traduzione (Alleluia !) anche in italiano. 

Improvvisamente mi trovo su un pianerottolo di vetro e sotto di me si intravede una scala di legno che va verso il basso e verso il nulla e davanti a me un scala di legno strettissima che sale arrivato in cima, inaspettatamente mi trovo davanti alla famosa libreria girevole che dava l’accesso ai locali segreti la cui prima stanza è una cucina/soggiorno/camera da letto ed immediatamente accanto una stanza piccola, con una finestra oscurata da carta nera e diverse foto di vecchie stelle del cinema sulla parete, questo è il vero luogo mitico, la camera di Anna Frank, dunque esisteva ed esiste ancora. L’intera casa è priva di mobili, furono rimossi negli anni ’60 e solamente alcune cose sono state salvate, tuttavia questo ancora di più denota l’impresa di far vivere otto persone in ambienti che sembrava piccolo senza mobili, figurarsi con i mobili. Proseguendo tramite un’altra scomoda scala in legno si sale al piano di sopra, dove si trovano altre due piccole camere da letto ed un foro con un vetro nel soffitto mostra quello che era l’accesso alla soffitta.

Sulla destra invece un avveniristico passaggio in vetro ed acciaio scavalca il vuoto per riportare tutto nel presente, nella parte nuova del Museo ad una decina di metri dal palazzo originale, qui diversi ambienti pieni di monitor mandano altre immagini d’epoca e documentari, poi si scende da una scala a chiocciola in metallo ed in un grande ambiente si trovano varie teche di vetro, l’ambiente è poco illuminato, quasi buio, solamente dietro le teche si trovano alcune debolissime luci al neon azzurrine, che più che a vedere qualcosa servono a scorgere gli ostacoli, per questo forse al centro della stanza, a sorpresa, appare il Diario Originale dentro una struttura di vetro ed in altri scomparti, anch’essi protetti da vetri, i fogli colorati su cui il Diario fu continuato quando fino l’originaria agenda, ora è chiara l’oscurità, i fogli devono essere protetti quanto possibile dalla luce senza però che ne venga privata la visione. 

Oltre questa stanza un’altra sala modernissima, piena di grandi schermi dove vengono proiettati in continuazione sondaggi sulla discriminazione di ogni genere ed al centro sella stanza tante colonnine dotate di pulsanti permettono di esprimere un parere, ciclicamente sugli schermi appaiono i risultati dei votanti in sala e dei voti dall’apertura del Sondaggio, fa un po’ impressione rendersi conto che ad un Sondaggio che chiedeva se gli estremisti cattolici abbiano il diritto di recarsi nei quartieri arabi a provocare i musulmani al solo scopo di scatenare delle risse, solamente il 68% ha risposto NO, evidentemente neppure venire della casa di Anna Frank insegna qualcosa a certa marmaglia.

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Marcello Salvi

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