Scaferlati

L'origine di un nome

Scaferlati ?

La domanda è semplice: cosa vuol dire Scaferlati ? Non è un marchio, questo è certo, è un taglio, il taglio Scaferlati che in Francia è molto usato, ma dove viene questo termine ?

Due rapidi controlli per scoprire che in Francia nessuno lo sa o meglio ne è stata persa la memoria, così come un italiano usa il termine pic-nic senza avere la minima idea da dove venga, così in Francia si usa dire Scaferlati senza chiedersi perché.

Chiediamocelo !

Una piccola ricerca su internet ci porta a trovare la parola Scaferlati in un documento molto singolare: un discorso tenuto da Camillo Benso Conte di Cavour in Parlamento nel 1864 pubblicato in una raccolta di discorsi nel 1932.

E notiamo che il Conte discetta sulla qualità del Kentucky, non adatto a fare degli scaferlati, cioè dei tabacchi volgari ed economici.

Proviamo a risalire e troviamo un vocabolario del 1915 edito dalla Società Storica Sarda che tratta dei Dialetti della Corsica e dove alla parola scaferlati si associa semplicemente “un trinciato che si fuma nella pipa”. Quindi possiamo dire che si trattava di una parola dialettale ?

Continuiamo la ricerca ed andiamo ancora più a ritroso, abbandonando l’italiano ed addentrandoci nel francese d’epoca. Qui forse la ricerca si sarebbe interrotta se non fossi stato al corrente di una cosa che mi è balenata in mente all’improvviso: i francesi sono gelosissimi della loro lingua, al punto che molte volte non è possibile aprire negozi con nomi stranieri in terra di Francia, a meno che il nome non corrisponda al marchio dei prodotti venduti e così come da noi esiste l’Accademia della Crusca anche da loro esiste qualcosa del genere. Piccola ricerchina su internet e mi imbatto in una vecchia pubblicazione: Corrier de Vaugelas, una vecchia pubblicazione bimestrale che trattava le questioni della lingua. Scovo grazie a Google un numero del 1887 nel cui Sommario spicca il termine scaferlati.

Si parla di origine del nome ufficiale scaferlati, sembra promettente e difatti lo è e mi porta sulla giusta via. A pagina 122 ci viene detto che il termine scaferlati deriva dalla corruzione del termine italiano “scarpelletti” che in francese, a quel tempo, veniva usato al posto di “petits ciseaux”, piccole forbici, il taglio ritorna, la via è giusta.

A questo punto la ricerca si sposta perché si è raggiunta l’origine francese del termine che ora è ricostruibile facilmente. Alla metà dell’800 in Francia divenne d’uso comune, invece di dire petit ciseaux dire scarpelletti, probabilmente perché un qualche sistema di taglio venne importato ed impiantato da qualche italiano e questa parola entrò nell’uso comune, la corruzione secondo gli schemi classici della corruzione linguistica la trasformò in scaferlati ed quando venne infine stampata su qualche confezione divenne ufficiale nella grafia odierna: scaferlati. 

L’uso, il tempo, i secoli, hanno reso questa parola sinonimo di un taglio molto fine e sottile che è appunto il classico taglio scaferlati adottato dai migliori trinciati popolari francesi, quasi sicuramente perché all’epoca le macchine per realizzare questo taglio erano di semplce costruzione e manutenzione ed economiche, quando magari non addirittura azionate a mano. Quindi torniamo in Italia e vediamo di sciogliere l’enigma di scarpelleti. 

Nella mia Biblioteca prendo un bel tomo color arancio Il Dizionaro Sandron della Lingua Italiana, Edizioni Remo Sandron, Firenze, 1976. 2200 pagine. Cerco scarpelletti ma non lo trovo, trovo invece “scarpello” che mi dice semplicemente: derivazione di scalpello.

Alla voce scalpello scopro che l’etimologia del termine deriva dal latino scalpellum che aveva un significato diverso dall’odierno, difatti mentre per noi oggi lo scalpello è uno strumento da taglio pesante, grossolano, utilizzato per incidere la roccia, per i nostri padri latini lo scalpellum era il bisturi, quindi uno strumento di estrema precisione. Scopro che lo scalprum era genericamente uno strumento tagliente e che scalpere voleva anche dire incidere. 

Infine lo scalpellatore, l’incisore, nel linguaggio volgare era detto scarpellatore e quindi ipotizzabile che lo scarpellatore usasse uno strumento, perso nella memoria, che si chiamava scarpelletto, piccolo scalpello e che dunque al plurare era scarpelletti. In definitiva qualche italiano, oppure un francese che era venuto in Italia, portò in Francia un qualche tipo di tecnica, o di macchina, che usava degli scarpelletti, cioè dei coltelli. 

Magari di derivazione diversa, ad esempio una macchina per tritare finemente gli stracci da cui ricavare la carta, cosa che un tempo si faceva, e che l’abbia riadattata all’uso per il taglio industriale del tabacco nella nascente industria francese, una macchina a scarpelleti, cioè a lame sottili.

La storia ha fatto il resto, la parola si è deformata e quando qualcuno l’ha vergata come scaferlati è diventata e rimasta quello e è scivolata nella lingua francese silenziosamente andando ad identificare quel taglio così particolare, unico che hanno i tabacchi francesi: gli Scaferlati.

 

Marcello Salvi

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