Storia del Sigaro Cubano

(Parte Prima)

Si ringrazia Tempus Vitae
per i testi e le immagini.

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Non vi sono dubbi su dove venne coltivato per la prima volta il tabacco. Quando Cristoforo Colombo sbarcò a Cuba intorno al 1492, fu attratto da uno dei rituali che vedeva ripetere dagli indigeni in occasioni di cerimonie religiose:gustare l’aroma e il sapore di un fumo grigio chiaro emesso da un insieme di foglie di una pianta, coltivata in loco, arrotolate a forma di tubo. Cantare, danzare, bere e fumare erano atti di devozione religiosa degli indigeni cubani che permettevano di rilassare il corpo e la mente:”arte dei sensi”.

Da allora quelle   foglie hanno preso il nome di tabacco, dallo strumento usato per inalare direttamente il fumo chiamato tabaco. Secondo alcuni la parola tabacco fu l’alterazione di Tobago, nome di un isola dei carabi, secondo altri esso deriva dalla provincia messicana di Tabasco, mentre gli indios di Cuba e di Haiti utilizzavano la parola cohiba per indicare la pianta di tabacco.Il termine sigaro deriva invece da sikar, che nella lingua maya significa fumare.

Ben presto altri navigatori europei, conquistadores e colonizzatori ne rimasero affascinati, tanto che di ritorno in Europa introdussero l’abitudine di fumare tabacco in Spagna e Portogallo. Si diffuse poi in Francia, grazie all’ambasciatore francese in Portogallo, in Italia e in Gran Bretagna.

Coloro che accesero il loro primo sigaro in Spagna furono incarcerati e torturati dalle autorità che attribuivano all’odore di quel fumo effetti devastanti e demoniaci. Nel 1717 a Siviglia iniziò la fabbricazione di sigari con tabacco cubano e nel 1790 la produzione di sigari si era estesa, con piccole manifatture, anche in Francia e Germania. In Gran Bretagna la produzione dei segars, come venivano chiamati lì, iniziò nel 1820. Per via di una nuova imposta sulle importazioni, in Gran Bretagna   i sigari stranieri erano già considerati beni di lusso. In tutta Europa, ben presto, emerse la richiesta di sigari di qualità ben superiore a quelli prodotti nel continente, così i sigari di produzione europea furono soppiantati dai sigari di produzione cubana.

In Gran Bretagna e Francia, tra i gentiluomini l’abitudine di fumare sigari si diffuse al punto tale che nei treni europei furono aggiunte carrozze per fumatori e negli alberghi furono predisposte apposite sale. Questa abitudine influì anche sull’abbigliamento, con l’introduzione della giacca da “smoking” per evitare che gli abiti prendessero l’odore di fumo. Alla fine dell’800 si consolidò la tradizione di fumare il sigaro dopo cena, bevendo un bicchiere di porto o di brandy, dopo che le signore si erano ritirate. Ogni persona di gusto conclude il suo pranzo con un buon sigaro.

In Gran Bretagna, malgrado l’insofferenza della regina Vittoria che proibisce il fumo a corte, moltissimi fumano il sigaro, a cominciare dal figlio, il principe di Galles, che divenuto re col nome di Edoardo VII, inaugura la prima seduta del gabinetto dei ministri dicendo: ”Signori, ora potete fumare”.

(Fine prima parte)

Fabio Apriletti

 

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